Rete Unica. Game Over: sconfitto il progetto di TIM
Le dichiarazioni dei ministri Giancarlo Giorgetti e Vittorio Colao attestano definitivamente la morte del progetto di rete unica di TIM, ovvero di un operatore verticalmente integrato che non avrebbe mai e poi mai avuto alcun lasciapassare dalle autorità di Bruxelles per un progetto di ripristino del vecchio monopolio.
Il progetto di rete unica di TIM destinato all’oblio
Il progetto di TIM è arrivato quindi al capolinea (come testimoniato anche dalla débâcle del titolo in Borsa) e siamo lieti di aver segnalato per primi l’esigenza di individuare soluzioni che al contrario salvaguardassero gli interessi del Paese, le regole della competizione e le esigenze dei consumatori.
Del resto quel progetto di TIM non avrebbe mai superato l’esame di Bruxelles. La Commissione Europea non avrebbe potuto mai accettare lo status di una rete in capo ad un operatore verticalmente integrato come TIM. E questo il governo lo sa bene. A questo punto resta da vedere cosa fare.
Se rete pubblica deve essere si parta dalla rete pubblica esistente e la si faccia crescere
Un primo aspetto riguarda l’esigenza di avere una rete pubblica, necessaria per assicurare sovranità digitale e garantire tutte le misure di sicurezza a tutela delle informazioni dello Stato, dei cittadini, delle imprese e di ogni attività economica ed amministrativa. Il governo, che ha dichiarato in questi giorni di volere una rete pubblica, blocchi immediatamente la vendita della quota di Enel in Open Fiber al fondo Macquarie, una vendita scaturita da un irresponsabile ordine impartito alla nostra prima azienda nazionale dall’ex ministro all’Economia e Finanze Roberto Gualtieri.
Come si può costruire una rete pubblica, se contemporaneamente si smantella la componente pubblica in un’azienda di valore come Open Fiber, che è poco più che una startup ( e nata poco più di 4 anni fa) ma che è la più importante società europea nel campo delle reti in fibra. Il governo, quindi, interrompa ogni trattativa e dia disposizioni che cancellino i diktat irresponsabili del precedente governo.
I soldi del Recovery Plan alla rete unica?
È stato uno degli equivoci che hanno caratterizzato le scelte del precedente governo, che immaginava la rete unica in capo a TIM, prevedendo anche la possibilità di assegnare all’eventuale nuovo soggetto le risorse adeguate a rafforzare la propria infrastruttura. Ma questo schema di gioco era impossibile da realizzare. La rete unica è una cosa e i fondi del Recovery Plan sono altra cosa. E allora cosa succederà?
Ecco come indirizzare le risorse del Recovery Plan (PNRR) destinate alle infrastrutture
Si usino nei modi dovuti i fondi del Recovery Plan destinati allo sviluppo delle infrastrutture di rete.
Il governo deve impegnarsi alla copertura rilevante delle cosiddette Aree grigie, dove gli operatori non sono disponibili ad investire, perché si tratta di aree considerate come commercialmente poco attrattive.
Il governo predisponga allora i bandi per le Aree grigie e li metta a gara, secondo le regole europee imposte per le assegnazioni dei fondi del Recovery Plan. E in quel caso sarà inevitabile che Open Fiber goda dei vantaggi riservati agli operatori wholesale-only in tutte le regolamentazioni che riguardano il settore delle telecomunicazioni.
I cocci in mano a TIM? Chi guiderà il futuro dell’azienda?
A questo punto TIM dovrà fare i conti con le vicende degli ultimi giorni e trarne un bilancio che orienti i passi successivi. Una cosa è certa: esce sconfitto il suo progetto messo in campo negli ultimi 12 mesi. Non è escluso a questo punto che alla luce dei risultati ottenuti Vivendi, principale azionista di TIM, non decida di cambiare squadra. Usualmente è difficile che l’interprete di una linea che esce sconfitta possa essere il miglior interprete di un cambio di rotta.
Vedremo cosa accadrà. Difficilmente tutto rimarrà come prima….