Che cosa significa il progetto con Enel e governo per la banda ultra larga
Enel, società controllata dal Tesoro, avrà un ruolo centrale nello sviluppo di una rete banda ultra larga, posando fibra ottica che svolgerà un doppio scopo: portare internet 100 Megabit (e oltre) e abilitare la nascita di smart grid. Reti elettriche intelligenti che nei Paesi più evoluti stanno nascendo per ottimizzare consumi e distribuzione dell’energia.
Sono queste le mire di un dialogo in corso tra governo ed Enel, ma per capirne la portata bisogna sfrondare un po’ l’enfasi di chi ne sta scrivendo in queste ore. Non può trattarsi di un progetto con cui il governo “assegna a Enel” il compito di dare banda ultra larga con i 6,5 miliardi pubblici del piano dedicato. Sarebbe un progetto statalista in contrasto con la normativa europea e – forse – applicabile solo in Cina.
Né l’idea di coinvolgere Enel nella banda ultra larga è cosa di per sé nuova. “Se ne parla da circa cinque anni e già dal 2009 Enel è obbligata a condividere le proprie infrastrutture passive (cavi, cavidotti) per farci passare la fibra degli operatori“, spiega Rossella Lehnus, ora a capo della pianificazione strategia e sviluppo business di Infratel Italia (la società che sta curando l’esecuzione del piano banda ultra larga). All’epoca seguiva la partita all’interno del ministero dello Sviluppo economico.
La novità rispetto a quanto si fa già è quindi che Enel non solo condividerebbe le proprie infrastrutture, ma scaverebbe e poserebbe fibra propria. Enel ne ha bisogno per realizzare reti intelligenti capillari: sarebbe la fase due di un progetto “internet delle cose” basato sui contatori intelligenti già presenti nelle nostre case, dal 2000 (uno degli ambiti in cui l’Italia ha fatto avanguardia in Europa). La rete però sarebbe utilizzabile anche dagli operatori per offrire servizi internet agli utenti.
Ma anche questo progetto Enel non è una novità assoluta, dato che era emerso già il mese scorso, in un rapporto dell’azienda. Dove si leggeva che “l’impiego sinergico di infrastrutture elettriche per il dispiegamento di cavi in fibra ottica permette, coerentemente a quanto auspicato dalla Ue, di velocizzare il processo di digitalizzazione e limitare al contempo i costi di investimento (Capex unitari) in reti di comunicazione per lo sviluppo della banda larga”. Nelle aree più urbanizzate, Enel non prevede di posare nuova fibra, ma di condividere le proprie infrastrutture e fare sinergia con i piani degli operatori. Il ruolo dell’azienda si vedrà soprattutto nelle altre zone, “i cluster C, D e le Enel ritiene di poter contribuire in modo efficace ed efficiente dispiegando delle nuove infrastrutture previste dal Piano Strategico in quanto, in queste aree, la posa dei cavi può avvalersi molto raramente della presenza di infrastrutture di telecomunicazioni già idonee, disponibili e prossime ai clienti da servire”.
A conti fatti, la vera notizia di queste ore è che il progetto Enel ha la benedizione del governo e quindi dovrebbe andare avanti. Significa che l’azienda parteciperà ai bandi del piano banda ultra larga in concorrenza con gli altri operatori, in primis Telecom Italia. E potrebbe vincere in molti casi, dato le regole dei bandi (secondo la normativa europea) favoriscono, nei punteggi, gli operatori non integrati, ossia quelli che – a differenza di Telecom Italia – non forniscono servizi internet all’utente finale.
Per il governo, la carta Enel ha anche il valore di un piano B per mettere pressione su Telecom Italia, spingendola verso una società della rete in comune con altri soggetti. Il piano A era Metroweb, altro operatore non integrato che sta già creando una rete in fibra ottica. I dialoghi tra Telecom e Metroweb continuano ma sono irti di mille difficoltà e la quadra sembra sempre irraggiungibile. Com’è noto ai nostri lettori, anche le prime versioni del piano banda ultra larga volevano mettere pressioni su Telecom per spingerla a uno switch off del rame, ma sono state ammorbidite in seguito.
Difficile fare una previsione su come andrà la partita, ma si può dire che il governo sta dimostrando una certa volontà di accelerare e che ci sono già alcuni cavalli su cui puntare per il sogno di una rete banda ultra larga capillare, da qui al 2020.